Essendo una italiana, d.o.c. di nascita, scolasticamente parlando mi sento invece di approvare il sistema scolastico francese, soprattutto quello adottato nella Scuola Primaria.
Prima, però, desidero fare una precisazione: non è stata la Francia a formare la mia idea di Scuola; diciamo piuttosto che io ho sempre avuto una certa visione di Scuola, che, inconsapevolmente, ho trovato proprio in Francia.
Infatti, ho riscontrato un sistema serio e organizzato, nel quale gli insegnanti lavorano con competenza riconoscendo proprio l’ingegno e la fantasia di cui Andreas parla.
Ad esempio, i docenti propongono essenziali attività comuni e alcune piste a scelta per gli alunni. Inoltre, gli allievi lavorano molto e responsabilmente in classe, mentre a casa ricevono solo brevi compiti orali, ma ben strutturati dalla maestra.
Naturalmente, nella scuola Primaria sono previste solo 24 ore settimanali di insegnamento, suddiviso in 4 giorni su 7; esiste l’insegnante unico che, oltre ad essere un professeur d’école, risulta una vera guida e una garanzia di aiuto nella crescita globale dell’alunno.
Ovviamente, le regole e la disciplina formativa sono i loro cavalli di battaglia vincenti.
E la famiglia?
Segue aiutando, ma non consegue gli obiettivi modificandoli a proprio piacimento, nel senso che l’esperto educativo è l’insegnante che compila la pagella scolastica inserendo giudizi (con un linguaggio inequivocabile e univoco) e segnando voti che corrispondono esattamente alla media delle verifiche. Infine, al termine di ogni trimestre, la scheda di valutazione viene consegnata agli alunni che la devono riportare firmata dai genitori. In sintesi, _come sostiene Andreas_ è l'alunno che deve giocare le sue carte!
Assemblee?Ricevimenti individuali?
Colloqui estemporanei?
E’ l’insegnante che convoca; il genitore, all’occorrenza può chiedere un appuntamento, ma il docente non gli potrà dedicare troppo tempo, perché deve lavorare: correggere i compiti, organizzare le attività e i recuperi, ordinare i materiali per tutti gli alunni, aggiornarsi…, insomma pensare a strategie per la riuscita degli alunni.
Per quanto riguarda la questione materiali scolastici, devo dire che là c’è una vera manna! Infatti, a parte una cartella con due trousse vuote che viene acquistata dalla famiglia, tutto il restante materiale viene scelto e consegnato dal docente (dal temperamatite, alle copertine, ai colori, ai quadernoni, libri, carpette…) Mi sembra già di sentire la vostra eco di stupore e approvazione…
In più, le sou des écoles, associazione dei genitori che si autofinanzia con attività extra e con un simbolico versamento da parte delle singole famiglie, finanzia tutte le attività che arricchiscono il curricolo scolastico (insegnante di musica, teatro, uscite, corso di nuoto, di tennis, di sci…)
Indubbiamente, se in Italia gli alunni soccombono sotto il peso degli zaini, in Francia si utilizza una semplice cartella che si porta quotidianamente a casa con i fogli per lo studio, le cahier de liaison, il diario. Solo per le vacanze, che hanno una cadenza quasi bimestrale, si porta a casa tutto il materiale, che difficilmente raggiunge il peso di uno zaino italiano.
In conclusione, questo è un sintetico spaccato del funzionamento-tipo nella Scuola Primaria francese pubblica da me osservato. Sicuramente, esistono le variazioni (legate anche alle localizzazioni geografiche) e le eccezioni, perché la scuola è fatta anche di insegnanti che sono persone dotate di unicità e differenti identità.
Fortunatamente, in virtù dei principi nazionali francesi, ogni anno si “rimescolano” gli alunni fra di loro, le classi, gli insegnanti, in modo da evitare fissità e ripetitività didattico-educative, favorendo le interazioni.
Se è vero, come è vero, che in Italia ci sono eccellenti realtà scolastiche, purtroppo esse sono ancora poco generalizzate. Infatti, c'è ancora molta confusione nei ruoli educativi, nella gestione scolastica, nelle relazioni fra enti di diversa natura, nella preparazione degli insegnanti, nella plurititolarità, nella gestione delle classi, negli insegnamenti, nelle valutazioni, nelle regole, ecc…
Davvero peccato, perché le eccellenze rischiano di stritolarsi in un sistema che
non qualifica seriamente le competenze,
non valorizza chi sa dare di più e
non tutela chi ha differenziati bisogni.