mercoledì 28 dicembre 2011

Scuola??? Ideaaaaaaaaaaaa!


Image and video hosting by TinyPicEssendo una italiana, d.o.c. di nascita, scolasticamente parlando mi sento invece di approvare il sistema scolastico francese, soprattutto quello adottato nella Scuola Primaria.
Prima, però, desidero fare una precisazione: non è stata la Francia a formare la mia idea di Scuola; diciamo piuttosto che io ho sempre avuto una certa visione di Scuola, che, inconsapevolmente, ho trovato proprio in Francia.
Infatti, ho riscontrato un sistema serio e organizzato, nel quale gli insegnanti lavorano con competenza riconoscendo proprio l’ingegno e la fantasia di cui Andreas parla.


Ad esempio, i docenti propongono essenziali attività comuni e alcune piste a scelta per gli alunni. Inoltre, gli allievi lavorano molto e responsabilmente in classe, mentre a casa ricevono solo brevi compiti orali, ma ben strutturati dalla maestra.

Naturalmente, nella scuola Primaria sono previste solo 24 ore settimanali di insegnamento, suddiviso in 4 giorni su 7; esiste l’insegnante unico che, oltre ad essere un professeur d’école, risulta una vera guida e una garanzia di aiuto nella crescita globale dell’alunno.

Ovviamente, le regole e la disciplina formativa sono i loro cavalli di battaglia vincenti.

E la famiglia?

Segue aiutando, ma non consegue gli obiettivi modificandoli a proprio piacimento, nel senso che l’esperto educativo è l’insegnante che compila la pagella scolastica inserendo giudizi (con un linguaggio inequivocabile e univoco) e segnando voti che corrispondono esattamente alla media delle verifiche. Infine, al termine di ogni trimestre, la scheda di valutazione viene consegnata agli alunni che la devono riportare firmata dai genitori. In sintesi, _come sostiene Andreas_ è l'alunno che deve giocare le sue carte!
Assemblee?
Ricevimenti individuali?

Colloqui estemporanei?

E’ l’insegnante che convoca; il genitore, all’occorrenza può chiedere un appuntamento, ma il docente non gli potrà dedicare troppo tempo, perché deve lavorare: correggere i compiti, organizzare le attività e i recuperi, ordinare i materiali per tutti gli alunni, aggiornarsi…, insomma pensare a strategie per la riuscita degli alunni.

Per quanto riguarda la questione materiali scolastici, devo dire che là c’è una vera manna! Infatti, a parte una cartella con due trousse vuote che viene acquistata dalla famiglia, tutto il restante materiale viene scelto e consegnato dal docente (dal temperamatite, alle copertine, ai colori, ai quadernoni, libri, carpette…) Mi sembra già di sentire la vostra eco di stupore e approvazione…

In più, le sou des écoles, associazione dei genitori che si autofinanzia con attività extra e con un simbolico versamento da parte delle singole famiglie, finanzia tutte le attività che arricchiscono il curricolo scolastico (insegnante di musica, teatro, uscite, corso di nuoto, di tennis, di sci…)

Indubbiamente, se in Italia gli alunni soccombono sotto il peso degli zaini, in Francia si utilizza una semplice cartella che si porta quotidianamente a casa con i fogli per lo studio, le cahier de liaison, il diario. Solo per le vacanze, che hanno una cadenza quasi bimestrale, si porta a casa tutto il materiale, che difficilmente raggiunge il peso di uno zaino italiano.

In conclusione, questo è un sintetico spaccato del funzionamento-tipo nella Scuola Primaria francese pubblica da me osservato. Sicuramente, esistono le variazioni (legate anche alle localizzazioni geografiche) e le eccezioni, perché la scuola è fatta anche di insegnanti che sono persone dotate di unicità e differenti identità.

Fortunatamente, in virtù dei principi nazionali francesi, ogni anno si “rimescolano” gli alunni fra di loro, le classi, gli insegnanti, in modo da evitare fissità e ripetitività didattico-educative, favorendo le interazioni.

Se è vero, come è vero, che in Italia ci sono eccellenti realtà scolastiche, purtroppo esse sono ancora poco generalizzate. Infatti, c'è ancora molta confusione nei ruoli educativi, nella gestione scolastica, nelle relazioni fra enti di diversa natura, nella preparazione degli insegnanti, nella plurititolarità, nella gestione delle classi, negli insegnamenti, nelle valutazioni, nelle regole, ecc…

Davvero peccato, perché le eccellenze rischiano di stritolarsi in un sistema che
non qualifica seriamente le competenze,
non valorizza chi sa dare di più e
non tutela chi ha differenziati bisogni.

martedì 27 dicembre 2011

E' la solita minestra o è una minestra riscaldata?


Mi trovo un minestrone di ingredienti (conoscenze, idee, commenti... lasciati dai miei compagni di corso) condito con quel sale che insaporisce la minestra, rendendo riconoscibili tutti i componenti.


Come migliorare questo
minestrone per renderlo ancora più appetitoso?
Che cosa aggiungere per meglio insaporirlo?

Su quale ingrediente puntare?


Non è facile completare con il mio "sapore", dopo il fiume di parole che mi ha significativamente preceduto; tenterò di commentare i post omologhi arricchendo, integrando, commentando qua e là.


Mi trovo d'accordissimo con la posizione di
Claude che lancia un'azzeccata provocazione del Time: "Controlli tu l’era dell’informazione".
Certamente, diventa un potere vitale nei governi dittatoriali, rimane spesso uno spento atteggiamento mentale negli altri sistemi politici.

Come non ricordare i Blog che hanno inciso sull'accelerazione o decelerazione dei fatti storici!
Chi riflette mai su queste questioni...
Grazie Claude, perchè ci rammenti, ci tieni desti e ci porti a trattare un annosa questione: "Blog: verità o falsità, la parola all'utenza".


A questo punto è immediato l'aggancio con l'intervento di
Monica: "I Blog: una fonte inaffidabile di informazioni, forse perchè dà voce alla gente, alle persone comuni e solitamente oneste, è uno spaccato di vita reale."

Anche il mio Dirigente scolastico aveva questa insana opinione e mi intimò la chiusura del Blog della mia classe dopo 3 giorni dall'apertura. Voleva tutelarsi da un pericolo che non avrebbe potuto facilmente tenere sotto controllo.
E così cambiai il nome del mio Blog che divenne: "risorsemaestra" della serie: accusai il colpo, ma non mi piegai.


Ho apprezzato lo sforzo di
Claude per allungare la mano ai colleghi riluttanti ad usare il computer. Ritengo che lei abbia avuto fortuna, perchè nella mia esperienza ho incontrato colleghe con paraocchi veramente amovibili. Infatti, il mio Blog è sempre stato bollato come stampa clandestina, o meglio non ufficiale, già dalla fine del 2008.

Ehm, già...

Favorire
l'apertura, alla chiusura collaborativa,
il confronto, allo scontro,
il miglioramento, al peggioramento qualitativo,

sono tutti atteggiamenti, identificati da
Monica, che condivido pienamente.
Aggiungerei pure che combattere la radicalizzazione delle idee non è cosa di poco conto, quando non esiste la volontà al cambiamento o, se esiste, si è spaventati, terrorizzati, minacciati da quella forza tecnologica sconosciuta che scardina le sicurezze.

Sì, penso che sia una questione di lasciare il noto per l'ignoto, anche se non è facile identificare la malattia_se così vogliamo chiamarla_ che attanaglia chi non vuole crescere, scommettere, investire nel nuovo.
Pertanto, in questa situazione risulta difficile trovare anche la cura, ma mi domando:

perchè alcuni amano le sfide futuristiche e altri no?

E' una questione di DNA, di ambiente o di altro?


I ricercatori si stanno arrovellando le meningi, ma di fatto questa tecnologia continua ancora a spaventare e fatica a decollare soprattutto nella scuola primaria .


Comunque, volente o nolente, l'apparato conoscitivo sarà destinato al cambiamento.
... "si liberi la conoscenza che ci appartiene"_ sostiene Monica.
Vero.

E mi affascina davvero l'idea di divenire una produttrice di saperi per sapere navigare fra
i flutti tecnologici. Se è vero che Don Tapscott_ citato da Andreas_ "in un recente e molto discusso articolo dà per scontato che l’era dei giornali stia volgendo al termine", allora qualcosa di nuovo succederà e io non vedo l'ora.

Questo input mi dà l'occasione di interrogarmi su questa questione:

come immagino il futuro prossimo dei
quotidiani?

Non credo nella morìa definitiva dei giornali, ma in un riassetto dinamico dell'editoria,
basato sul doppio filo: cartaceo & online.

La versione digitale potrebbe essere strutturata su un indice di titoli-spia che il lettore può decidere o
meno di approfondire, sull'onda di una personalizzata lettura che tenga conto dell'età, dei propri interessi,... insomma del proprio io e non su una pioggia indiscriminata di news che piovono dall'alto!

La linea cartacea potrebbe apparire più snella, essenziale perchè suddivisa per argomenti in
mini-quotidiani di cronaca di politica, di economia, ... da acquistare separatamente.
Fantasia?!

Ai posteri l'ardua sentenza.


Comunque, non resto stupita di fronte ai dati riportati da
Andreas e riguardanti il drastico calo della vendita dei quotidiani cartacei e il rilevante cambiamento di rotta del sistema giornalistico. Infatti, grazie all'avvio di contenuti generati dagli stessi lettori si sta strutturando un tipo di giornalismo generato dal basso, dal popolo, dal fruitore di prima mano, dalla mente libera di qualcuno.

Negativo?
Positivo?

Indifferente ai più?


Io credo che sia positivo avere autori anonimi che salgono in superficie pronti a deliziare il palato di chi è insopportabilmente nauseato da news predeterminate e rispettose dei canoni ideologici imposti.

Forse abbiamo bisogno di una ventata d'aria nuova, di riscoprire talenti emergenti, di confidare in autori in erba affidabili, perchè facilmente rintracciabile la loro operatività all'interno della giungla di fonti.

Questo gancio di
Andreas mi ha messo in moto e mi sono lanciata alla ricerca di questi "luoghi" d'incontro del giornalismo partecipativo.

A parte quelli suggeriti da Andreas e cioè:

-
http://altracitta.org/
-
http://altracitta.org/

io ho trovato i seguenti:

-http://www.mondoliberonline.it/
-http://www.openjournalist.com/
-http://www.agoravox.it/
-http://www.wewrite.it/
-http://www.ereticidigitali.it/
-http://www.digital-sat.it/
-http://www.gennarocarotenuto.it/

Questi sono alcuni siti nei quali i lettori-autori collaborano per garantire un' autorevole
affidabilità del prodotto attraverso "un controllo per così dire “incrociato” di “sousveillance” dei contenuti pubblicati, come ben spiega Maria Vincenza.
Per questo motivo, io non vedo l'ora di dare un po' del mio a questi pioneristici siti.

E a questo punto?


Mi stuzzica la metafora usata da
Samantha nel definire la forza tecnologica come "venti atlantici" da governare per non andare alla deriva, ma piuttosto come sottolinea Elena "le tecnologie hanno senso se consentono all’uomo di umanizzarsi" e aggiungerei di non alienarsi.

Infatti, l'uomo non deve diventare una macchina, ma usare la macchina non fine a se stessa da ostentare alle masse popolari, ma come servizio di facilitazione per l'uomo.

Per di più,
Laura punta al ruolo attivo dei Blog per rompere la connivenza e aiutare la conoscenza al servizio della verità sottaciuta, squarciando quel velo di omertà di cui parla Alessandra F.

Sicuramente, in questi ultimi anni e forse non sempre consapevoli, si è passati dal bar
della piazza al bar del cyberspazio _utilizzando la bella immagine di Gaetano_.
Tornare indietro sembra ormai non possibile e la strada da prendere sembra proprio quella dello
scambio virtuale, che ti avvicina al lontano, ti fa incontrare altri avventori affamati di click.

In conclusione, riprendendo la metafora iniziale, il giornalismo partecipativo non rappresenta la solita minestra neppure quella riscaldata, perchè la minestra è altra, in quanto vede la partecipazione attiva dei lettori che diventano loro stessi autori _usando le parole di Claude_di una sousveillance” dal basso, opposta a quella tradizionale di “surveillance” alla quale siamo stati da sempre abituati.

giovedì 22 dicembre 2011

Al bazar dei "tappeti"!


Ho tessuto un insolito tappeto multimediale per rappresentare i più recenti dispositivi didattici per l'insegnamento e l'apprendimento online.







Quanta acqua è passata da quando con il mio libro _ unico_ entravo in prima elementare...

Ricordo ancora l'odore di carta stampata di quel libro che ancor oggi conservo gelosamente.

Certo è un po' consunto dagli anni, ma quanti ricordi, quanti traslochi:
dalla cartoleria, alla mia cartella, dalla mia classe, al mio cassetto, dalla libreria, alle varie valigie dei mei traslochi, da una libreria all'altra... e sempre fisicamente in viaggio.
Un po' come il sapere di oggi, che però percorre lunglissime, interminabili distanze.

Com'era il vostro libro?

Scrivetemi

domenica 18 dicembre 2011

Qui gatta ci cova: l'aggregatore di FEED!



Consultare tanti siti Internet vi porta via tempo?

Faticate a saltare da un sito all'altro per vedere le novità?

Ora non è più così: rismarmiare tempo non è stato mai così facile.


Con l'aggregatore si ottimizzano i tempi.


L'aggregatore vi consentirà di seguire un certo numero di siti web quotidianamente, ricevendo costantemente gli ultimi aggiornamenti delle pagine web che vi interessa seguire.

Esistono vari aggregatori, ma io vi consiglio Google Reader, soprattutto se avete già un account Google.

Seguite le istruzioni, poi iniziate ad aggiungere i vostri feed di blog e di altri siti web.

Se dovete aggiungere un insieme molto numeroso di feed, vi consiglio di utilizzare il file OPML.

Che aspettatate ad utilizzarlo?

Facile, no?

Ecco un "link-screenshot" del mio aggregatore:


giovedì 15 dicembre 2011

Dalle mie prigioni... alle mie scoperte. Parte n.1

Un po' di HTML, non guasta mai!

A partire da oggi, potrete trovare alcuni post che ho tentato di realizzare dopo aver "digerito" la lezione
sull'HTML. Evidenzierò i concetti base di questo linguaggio, cercando di rendere semplice il complesso mondo codicale.

A che scopo? Per rendersi conto di come funziona Internet, sperimentando con le proprie mani la caratteristica "gemmante" del codice- usando la metafora di Andreas.

Infatti, se si vuole scrivere una pagina Web o meglio ancora costruire un Sito Web è necessario conoscere l'Html perchè è proprio il linguaggio con il quale vengono scritte e progettate le pagine web. Per fortuna oggi si possono utilizzare potenti editor, ma avere almeno una conoscenza generale consente di sbrogliare meglio la matassa dei codici.

Premessa

Certamente, molti hanno già armeggiato con il codice... da parte mia la voglia di cimentarmi è tanta e così mi inoltro anch'io nella valle per me ancora oscura.

Sembra facile, ma non riesco.
Rifaccio, niente.
Rileggo le note di Andreas, niente.
Rivedo i commenti, niente.

Niente, niente, non esce niente.

Ma come si farà?

Aughhhhhhhhhhhhh!
Andiamo per ordine, cominciando dall'inizio.

Quando si preme un tasto sulla tastiera di un pc, compare una lettera non per impressione meccanica, ma grazie ad un sofisticato sistema che si serve di cifre numeriche per rappresentare testi, foto, musica...

Per toccare con mano questo dispositivo, basta vedere la sorgente delle pagine che vanno salvate ovviamente in html.
Infatti, l'Hypertext Markup Language è il linguaggio di marcatura internazionale usato per strutturare testi su supporto elettronico al fine di predisporli alla consultazione su Internet.

Vediamo nel dettaglio: scriviamo, ad esempio, queste parole:

Lo zoo

Tecnologia

Cammello

corda

Giraffa

barba

Zebra

smalto


Nel prossimo Blog scoprirete il seguito...